Dalle origini bibliche al conflitto di oggi: la lunga storia della Terra contesa tra Israele e Palestina
Introduzione
C’è una striscia di terra, lunga poco più di 400 chilometri, che da millenni è il crocevia di popoli, eserciti e fedi. È la Terra di Canaan per gli antichi, Palestina per i Romani e molti storici, Terra Santa per cristiani, ebrei e musulmani. Qui il paesaggio cambia in pochi chilometri — dal deserto al mare, dalle colline verdi ai luoghi sacri — ma il vero cambiamento, quello che ha segnato la storia, è sempre stato politico e umano.
Per capire il conflitto che oggi conosciamo come “questione israelo-palestinese”, bisogna fare un viaggio indietro di migliaia di anni, tra genealogie bibliche, imperi e ideali moderni.
1. Le radici bibliche
La Bibbia e il Corano collocano le origini spirituali di ebrei e arabi nella stessa famiglia: quella del patriarca Abramo.
Secondo la tradizione ebraico-cristiana, Abramo ebbe due figli: Ismaele, nato dalla serva Agar, e Isacco, nato dalla moglie Sara. Gli ebrei si considerano discendenti di Isacco, mentre gran parte della tradizione islamica identifica Ismaele come antenato degli arabi.
Più avanti, nella Genesi, incontriamo Giacobbe (rinominato “Israele”) ed Esaù, fratelli rivali: Giacobbe sarà padre delle dodici tribù d’Israele, Esaù capostipite degli Edomiti.
Questi racconti, pur essendo radicati nella fede, hanno plasmato identità e narrazioni per secoli: ebrei e arabi, in parte, si sono pensati come “parenti lontani” segnati da una separazione originaria.
2. L’antichità e il regno d’Israele
Sul piano storico-archeologico, attorno al XIII-XII secolo a.C. compaiono insediamenti che si identificano con le tribù ebraiche. I re Saul, Davide e Salomone governano un regno unito che, alla morte di Salomone, si divide in Israele (nord) e Giuda (sud).
Gerusalemme diventa centro religioso e politico, con il Tempio come simbolo. Ma la regione, fertile e strategica, attira potenze vicine: gli Assiri conquistano Israele, i Babilonesi e Giuda, distruggendo il Primo Tempio (586 a.C.) e deportando parte della popolazione.
Persiani, Greci e infine Romani si susseguono al potere. Nel 70 d.C., Roma distrugge il Secondo Tempio dopo una rivolta ebraica; nel 135 d.C., dopo un’ulteriore insurrezione, gli ebrei sono dispersi in gran parte dell’Impero (diaspora).
3. L’arrivo dell’Islam
Nel VII secolo, le armate arabe musulmane conquistano la regione. Gerusalemme, per l’Islam, è luogo del miracoloso viaggio notturno del profeta Maometto (al-ʿIsrāʾ wa al-Miʿrāj), e la Cupola della Roccia diventa uno dei luoghi santi.
Segue un lungo periodo di dominazione islamica sotto vari califfati e dinastie: Omayyadi, Abbasidi, Fatimidi. Dal 1099 al 1291 le Crociate cristiane tentano di strappare la Terra Santa all’Islam, ma alla fine prevalgono i sultani musulmani.
4. L’età ottomana (1517-1917)
La Palestina entra nell’Impero Ottomano, rimanendo una provincia periferica ma pacificata. La popolazione è un mosaico: musulmani arabi, ebrei (soprattutto sefarditi arrivati dopo l’espulsione dalla Spagna), cristiani di varie confessioni.
Nonostante episodi di tensione, la vita quotidiana si svolge con relazioni comunitarie abbastanza stabili. Ma dalla fine del XIX secolo, qualcosa cambia.
5. Il sionismo e il Mandato britannico
A fine ’800 nasce il sionismo, movimento politico che mira a ricostituire una patria ebraica, anche per reagire alle persecuzioni in Europa. Molti ebrei scelgono la Palestina ottomana come destinazione, acquistando terreni e fondando colonie agricole.
Dopo la Prima guerra mondiale, l’Impero Ottomano crolla e la Palestina passa sotto Mandato britannico. La Dichiarazione Balfour (1917) promette agli ebrei un “focolare nazionale”, ma senza ledere i diritti delle popolazioni non ebraiche. In pratica, il flusso migratorio ebraico aumenta e le tensioni con la popolazione araba crescono.
6. La nascita di Israele e la Nakba
Dopo la Shoah, il sostegno internazionale al progetto sionista si rafforza. Nel 1947, l’ONU propone di dividere la Palestina in due stati: ebraico e arabo, con Gerusalemme sotto controllo internazionale.
Gli ebrei accettano, gli arabi rifiutano. Nel 1948, alla proclamazione dello Stato di Israele, gli eserciti di Egitto, Siria, Libano, Giordania e Iraq attaccano. Israele resiste e conquista più territorio del previsto.
Per i palestinesi, l’esodo di circa 700.000 persone da villaggi e città è la Nakba (“catastrofe”).
7. Guerre e occupazioni
Seguono altri conflitti:
-
1956: Crisi di Suez.
-
1967: Guerra dei Sei Giorni, Israele conquista Sinai, Gaza, Cisgiordania, Gerusalemme Est e Alture del Golan.
-
1973: Guerra dello Yom Kippur.
Le Nazioni Unite chiedono il ritiro israeliano dai territori occupati, ma la situazione resta bloccata.
8. L’OLP, le Intifade e i tentativi di pace
Negli anni ’70-’80 l’Organizzazione per la Liberazione della Palestina (OLP) diventa la voce ufficiale dei palestinesi. Nel 1987 esplode la Prima Intifada, rivolta popolare nei territori occupati.
Nel 1993 gli Accordi di Oslo aprono uno spiraglio: nasce l’Autorità Nazionale Palestinese e si parla di “due stati”. Ma l’assassinio di Rabin, il terrorismo e le divergenze politiche chiudono la finestra di dialogo.
Nel 2000 scoppia la Seconda Intifada, molto più violenta.
9. Gaza e il XXI secolo
Nel 2005 Israele si ritira da Gaza, ma nel 2007 il movimento islamista Hamas ne prende il controllo. Da allora, la Striscia vive sotto blocco e subisce periodiche guerre con Israele (2008-09, 2014, 2021).
In Cisgiordania, gli insediamenti israeliani si espandono, complicando la prospettiva di uno stato palestinese. Intanto, Israele normalizza rapporti con vari stati arabi (Accordi di Abramo, 2020).
10. La situazione attuale
Gli eventi del 2023-2025 hanno riportato il conflitto a livelli di violenza altissimi. Attacchi, rappresaglie e vittime civili da entrambe le parti rendono sempre più difficile un compromesso. La comunità internazionale resta divisa: tra chi sostiene la sicurezza israeliana e chi invoca il riconoscimento dei diritti palestinesi.
Conclusione
Dalle genealogie di Ismaele e Isacco, passando per imperi, crociate, colonialismi e ideologie moderne, questa terra ha visto nascere e cadere poteri, religioni e sogni.
Il peso della storia è immenso, ma forse proprio nel riconoscere questa lunga eredità — e nella consapevolezza che nessuno può cancellare la memoria dell’altro — si nasconde l’unica speranza per il futuro.
Nessun commento:
Posta un commento