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             LA STRAGE DI BELLONA


                                      Mausoleo ossario 54 martiri di Bellona


Ubicato tra le linee difensive tedesche Viktor e Barbara, il Comune di Villa Volturno (che, durante il regime fascista, aggregava le due cittadine di Bellona e di Vitulazio), tra la prima e la seconda decade di ottobre 1943 fu teatro di numerosi episodi di violenza sui civili. In quei giorni, scontri cruenti avvenivano lungo le sponde del fiume Volturno, che scorreva pochi chilometri a sud, lambendo una parte del suo territorio. Tra il 2 ed il 17 ottobre 1943, alcuni reparti tedeschi dislocati nell’area perpetrarono una serie di uccisioni, provocando la morte di 83 persone, tra cui 66 civili, 6 religiosi, 10 militari sbandati ed 1 carabiniere. Tali ritorsioni verso la popolazione, secondo le testimonianze, potrebbero essere state consequenziali alla resistenza da parte degli abitanti ad azioni di rastrellamento, ordini di evacuazione, distruzioni, sabotaggi e per l’azione “resistenziale” che avvenne a Bellona il 6 ottobre.

Tutto ebbe inizio il 2 ottobre, in località Ferranzano, nell’attuale territorio comunale di Bellona, 3 fratelli Antimo 34 anni,Giuseppe 30 anni e Gennaro Cafaro 27 erano intenti a lavorar la loro la campagna, alcuni uomini in divisa delle forze armate tedesche della XIV PANZER-KORPS insediadosi da pochi giorni nel piccolo comune di terra di lavoro tentarono di requisire generi alimentari e bestiame, i tre contadini si ribellarono e furono fuciliati dai tedeschi.

Erano giorni cupi e grigi , il sole faticava a illuminare quelle terre che in quel momento vivevano giorni desolati, i bombardamenti la fame la paura era all'ordine del giorno. I tedeschi stavano man mano occupando i territori e nel piccolo paesino di Bellona avevono preso possesso di  palazzo Pezzullo in via della Vittoria (oggi via 54 martiri)per farne il loro quartier generale. Il mattino dopo il papà dei fratelli Cafaro,entrò in paese con un mulo che trainava il carretto con sopra i corpi dei tre figli uccisi dai tedeschi, a testa bassa e triste si dirige pian piano verso la piazza per salir sulla collina e dar degna sepoltura ai suoi figli. La scena appariva triste agli abitanti che stavano chiusi in casa per timore dei tedeschi e sbirciando dalle finestre o da spigoli della porta non potevano far altro che provar pità per quell'uomo...

In quei giorni i tedeschi comandarono il coprifuoco e i cittadini stavano chiusi in casa molti uomini si nascondevano in rifugi di fortuna,in cantine o grotte per non esser visti dai tedeschi che li reclutavano per lavori pesanti o per spedirli in altre zone d'Italia o d'Europa sotto il loro controllo.

Fu in quei giorni che accadde l'impensabile, era la sera del 6 ottobre del 1943, 3 soldati tedeschi passeggiavano barcollando in via della Vittoria,dopo aver requisito del vino alla signora Romano e bevuto  fino ad ubriacarsi, si imbatterono in 2 ragazze che stavano nel cortile  presso l'abitazione vicina, ospiti della famiglia del posto, i  militari dopo aver ricevuto un rifiuto alle loro avance scavalcarono le mura dell'abitazione e tentarono di violentare le ragazze. Il padrone di casa corse in loro aiuto tentando di far ragionare i militari e cercando di allontanare le ragazze, fu in quell'istante che uno dei militari fece partire un colpo di pistola verso l'uomo che fu colpito di striscio al collo e cadde a terra, al sentir dello sparo e delle grida di aiuto delle ragazze , 2 giovani, parenti delle ragazze che erano nascosti in soffitta, scesero in cortile e uno dei due lanciò una bomba a mano verso i militari uccidendone uno e ferendone un altro. Il terzo militare trasportando sulle spalle il ferito,corse subito al comando situato poco distante ad avvertire i superiori di cio che era accaduto e dopo aver vagliato bene il racconto e raccolto testimonianze e non avende trovato i colpevoli (fuggiti subito poco dopo) si decise per la fucilazione di 100 cittadini per il soldato morto e 50 per il soldato ferito.

All' alba del 7 ottobre un cielo grigio e una leggera pioggerellina e il suono dei cannoni americani in lontananza che avanzavano rompevano il silenzio in quella cittadina ignara del suo destino.

I tedeschi irrompevano con forza nelle case degli abitanti iniziarono il rastrellamento con inaudita malvagità, catturando tutti gli uomini ancora in giro e molti che erano nei nascondigli: vecchi, bambini e malati non sfuggirono alla razzia! La Chiesa fu la prima ad essere perquisita, e catturarono l'Arciprete don Andrea Rovelli, mentre celebrava la Santa Messa. La rappresaglia continuò per tutta la Città. Gli uomini catturati, furono raggruppati in Piazza Umberto I e condotti nella vicina Cappella di S. Michele. Tutti ebbero un tragico presentimento, ma la presenza tra loro dei religiosi li rincuorò e li fece sperare, pensando che sarebbero stati condotti al lavoro. Il silenzio fu rotto dal rombo di una camionetta. Un ufficiale entrò nella Cappella, attraversò il corridoio con passo cadenzato e dall'altare, senza alcuna riverenza al Cristo, voltò le spalle e disse quanto segue in tedesco: "Adesso tutti al lavoro!".

Il primo gruppo di dieci persone uscì dalla Cappella e, scortati da due nazisti, attraversò Via Della Vittoria, raggiungendo la cava di tufo sita alla periferia a nord della Città, al confine tra Bellona e Vitulazio dove, dopo essere stati spinti sul ciglio, il plotone di esecuzione eseguì, senza pietà, la condanna a morte. I corpi erano scaraventati nella cava profonda circa 25 metri, e coperti dal terreno fatto crollare con l’esplosione di bombe a mano. Dopo la prima esecuzione, altri dieci seguirono la stessa sorte e così di seguito sino a raggiungere il numero di 54 vittime, 4 furono catturate per strada durante la cunduzione dei gruppi di dieci, infine fu dato ordine di fermare tutto poichè un plotone di inglesi era in avvicinamento,e che dovevano evacuare tutto il paese e spostare il comando da palazzo Pezzullo sul monte rageto all'interno del convento dove potevano controllare il nemico... Cosi costrinsero tutti gli abitanti ad evacuare nei vicini comuni di Camigliano e Pastorano , tenendo con loro alcuni giovani militari che li aiutassero nel spostare le provviste dal paese fin su al convento. Ignaro di ciò che stava accadendo in quel paesino il capitano di finanza Alberto Pinto era di passaggio, tornava dalla Croazia a Caserta per raggiungere la proria famiglia dopo che l'Italia aveva firmato l'armistizio, fu trovato dai tedeschi in piazza Umberto I e li trucidato di colpi di mitra davanti al campanile e da li il suo corpo scaraventato in una cisterna...

Nei giorni a seguire continuarono le rappresaglie, la lotta tra tedeschi (che controllavano dal Monte Rageto l'avanzata sul fiume Volturno) e gli alletai sempre piu vicini si faceva sempre piu insistente e per la paura  alcuni dei ragazzi che aiutavano i tedeschi nei rifonimenti in Contrada Colla,  decise di fuggire attraverso le cave di pietra, grotte e siepi esistenti in sito. Furono, però, avvistati, accerchiati e costretti a scavarsi una fossa e poi ivi fucilati. Le salme furono esumate, trasportate al Cimitero comunale e successivamente i resti furono sepolti in una tomba-monumento.

I tedeschi prepararono la ritirata e squadre di guastatori fecero saltare gli edifici. Iniziò il saccheggio ed in ogni casa furono requisiti animali ed ogni genere di viveri. Insorsero, allora, alcuni giovani coraggiosi che crearono un gruppo di resistenza al nemico, disinnescando molte mine, malgrado la sorveglianza delle sentinelle tedesche. Si combatté aspramente sulle rive del fiume Volturno.

La V Armata anglo-americana entrò nel paese il mattino del 17 ottobre 1943, mentre le strade erano un cumulo di macerie. Agli alleati si affiancò un gruppo di giovani partigiani coraggiosi, guidati da un sergente paracadutista, inseguendo i tedeschi sino alla Contrada Cesa. I cittadini evacuati tornarono alle loro case, non si faceva altro che parlare della sorte dei loro cari deportati il 7 ottobre con la speranza di ritrovarli. Speranze deluse qualche giorno dopo, quando un cittadino del vicino comune di Vitulazio disse di aver assistito di nascosto ad un esecuzione presso la cava quel giorno, i cittadini si recarono sul posto e scavando fecero la macraba scoperta, vi furono pianti grida e lacrime di lamento per qulcosa che non potevano mai immaginare. Ci vollero giorni per  avere il permesso degli alleati anglo-americani (i quali avevano paure di rischio di epidemie)di riporatre i corpi in superfice, e duro doloroso fu il riconoscimento dei parenti delle vittime.

 Dopo la guerra, su progetto dell’ingegnere Giovanni Della Cioppa, sul luogo dell’eccidio, fu eretta una stele commemorativa realizzata con travertino di Bellona, a ricordo dei Martiri colpiti dalla tragedia.

Bellona fu insignita della Medaglia d'oro al valor civile per il sacrificio dei suoi abitanti e divenuta città alla memoria  con decreto del presidente della repubblica Oscar Luigi Scalfaro il 21/09/2001. 

Questa tragedia è ancora oggi ricordata con cerimonie e commemorazioni ufficiali, affinché il sacrificio di quei 54 uomini non venga mai dimenticato.

Vedi documento

*Fonti: https://www.ns-taeter-italien.org/it/stragi/bellona

             https://www.anfim.org/80-anniversario-eccidio-bellona/

             https://www.deanotizie.it/news/2005/10/08/3798-oldsite-v0/


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